IL RITRATTO VIVENTE – Willem Jan Otten

Titolo: Il ritratto vivente
Autore: Willem Jan Otten
Traduttore: E. Svaluto Moreolo
Copertina flessibile: 168 pagine
Editore: Iperborea (1 ottobre 2007)
Prezzo online: 11,05 €

Voto: ***½

Ho scelto di leggere Il ritratto vivente di Willem Jan Otten per un motivo abbastanza stupido: da un po' di tempo a questa parte sto cercando di studiare l'olandese, ed ero curiosa anche nei confronti della letteratura dei Paesi Bassi. L'ho scelto praticamente a caso tra gli Olandesi, e sono rimasta piacevolmente colpita (mi sono anche entusiasmata perché so leggere i nomi olandesi, ahah).
In breve, il libro racconta la realizzazione di un ritratto, commissionato al famoso ritrattista Felix Vincent dal ricco Valéry Specht. Questi vuole un ritratto del figlio morto, Singer, che mostra al pittore attraverso foto e video pur mantenendo un certo mistero. Felix è titubante, perché dipinge solo dal vivo, ma alla fine accetta di ritrarre Singer, lavoro che sveglierà ricordi ed emozioni, e da cui scaturiranno eventi significativi. La memoria e l'identità sono a mio parere i temi portanti del romanzo. E un concetto in particolare:

Essere è essere visti.

Quale sarebbe la nostra identità, se non ci fosse nessuno a percepirci? E quanto cambiano le cose intorno a noi, sulla base dei nostri pensieri e delle nostre percezioni?
Interessante e originale è il punto di vista, infatti è il quadro stesso – o meglio, proprio la tela – a raccontare la vicenda.

I personaggi di questo romanzo sono descritti con precisione e sono anche caratterizzati molto bene. Anche quelli minori, nella loro presenza limitata, compiono piccoli gesti e dicono parole capaci di renderli vivi in pochi istanti.
E in questo caso non dimentichiamo che è addirittura una tela a raccontarli! Geniale.
Felix, che per tutto il tempo viene chiamato "creatore", è raccontato attraverso sguardi e gesti, quelli che compie mentre dipinge. E perfino Singer è un personaggio molto vivo, malgrado la sua assenza.

Lo stile di Otten è molto pacato, magari non si fa notare in modo particolare ma a uno sguardo più attento mostra tutta la sua eleganza e precisione attraverso descrizioni molto dettagliate, ricche di particolari, a volte incomplete perché è pur sempre una tela a parlare, una tela che può essere rivolta verso il muro o parzialmente coperta. Eppure presta una grande attenzione a tutto ciò che vede. Nota perfino il pulviscolo fluttuante nell'aria, vi sembra poco?
Non avevo mai sentito parlare né del libro né dell'autore, ma non posso far altro che consigliarvi di leggere questo romanzo perché per me è stato davvero una bella sorpresa.
Dato che è il primo Iperborea che leggo, aggiungo una nota sul formato: l'ho trovato fisicamente molto scomodo da leggere, poco flessibile, ho dovuto tenerlo ben teso con le mani fino a indolenzirle. Molto strano, anche perché il libro è piccolo, non dovrebbe comportare un tale sforzo. But still.

Voi conoscete l'autore? O altri autori olandesi, già che ci siamo?
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